Home made halawa…

Sono sempre stata un maschiaccio.

Da bambina non amavo giocare con le bambole. In realtà adoravo collezionarle, ma giocarci mi ha sempre annoiato moltissimo. Preferivo dedicarmi ad attività più sfrenate, come il nascondino, o la pallavolo, persino il calcio… (con risultati davvero poco soddisfacenti!)

Mi divertivo con il piccolo chimico, che utilizzavo in modo del tutto arbitrario e senza seguire gli esperimenti proposti, oppure mi divertivo a recitare nella parte del Grissom d’avanguardia.

Dopo aver letto “Wilson lo svitato” di Twain sono stata risucchiata nel gorgo delle impronte digitali. Ho assillato i miei per mesi e mi sono fatta regalare un kit giocattolo per la raccolta delle impronte ed ho passato pomeriggi interi ad evidenziare e prelevare ditate su ogni superficie esistente in casa.

Non ho mai portato i capelli lunghi (anche perchè sono sempre andata in piscina), ma avevo un caschettino di capelli castani e lisci.

Nè mi sono mai vestita come tante bambine con vestiti fiorati.. visto che in famiglia si è sempre data maggiore importanza alla comodità. Crescendo, però, ho iniziato ad avere bisogno di sentirmi più femminile… ma al tempo stesso quando cercavo di abbandonare il ruolo del maschiaccio mi sentivo spaesata ed a volte un po’ ridicola (non solo un po’… anzi spesso).

Dopo aver passato varie fasi più o meno altalenanti, ho trovato un mio equilibrio, ed ho parzialmente dismesso il ruolo di rissoso scaricatore di porto nel quale mi sono sempre sentita a mio agio…. (dismesso ma pronto all’azione se necessario!). Una cosa però mi lega ancora al mio passato da maschiaccio: mi piace a volte esagerare in attività che reputo “femminili” e continuo ad avere una grandissima ammirazione per quelle donne che riescono ad esprimere pienamente la loro femminilità senza sforzo apparente e soprattutto senza sentirsi delle ridicole caricature. Spesso, infatti, mi accade di sentire il bisogno di fare la donna soprattutto in momenti come questo, quando mi rendo conto che i miei piani hanno subito un intoppo e devo leccarmi le ferite, coccolandomi un po’.

Anni fa, al cinema, la storia di Caramel mi aveva conquistata. La vita delle donne protagoniste del film, ruotava attorno ad un centro estetico in Libano, nel quale veniva praticata la depilazione secondo la tecnica dell’halawa.

Detta anche sokkar, questa tecnica, che nasce nel mondo arabo, prevede la possibilità di depilare le varie parti del corpo con del caramello lavorato in modo da avere una consistenza solida e gommosa. Si impasta fino a formare una pallina che viene passata prima contropelo e poi strappata nel verso contrario, senza l’utilizzo di strisce o altro.

Sarà che sono stata colpita dalla storia di donne del film, ma questa tecnica mi ha incuriosito… poi l’idea di depilarsi con qualcosa di dolce e volendo anche commestibile, mi è sembrata davvero molto femminile…

E cosa c’è di meglio di regalarsi una depilazione ultra femminile, quando si soffre per amore, e si cerca di fare pace con se stesse?

Le persone che soffrono di intolleranze alimentari come la sottoscritta dovrebbero provare a fare la halawa nei giorni di dieta libera… è infatti troppo forte la tentazione  di assaggiare il composto!

In rete ci sono moltissime ricette e secondo me con le dovute proporzioni sono sicuramente quasi tutte valide.

L’unica divergenza tra quello che ho realizzato e le varie ricette è rappresentato dal colore del caramello. Generalmente nei video il colore che si vede è molto chiaro. Dopo aver fatto svariati esperimento posso affermare con certezza granitica che lo zucchero deve diventare color ambra e non color miele, perchè altrimenti sarebbe troppo liquido e quindi totalmente inutilizzabile.

Invece bisogna seguire il consiglio di far cuocere il caramello a fuoco bassissimo. Infatti, se lo zucchero si brucia tende a vetrificarsi e non serve a niente.

Insomma l’esperimento si è concluso con un quasi successo.

Quasi perchè dopo 2 o 3 strappi la pallina si liquefa a causa del calore del corpo e quindi forse avrei dovuto far rimanere sul fuoco la pozione un po’ più a lungo.

Insomma,  se si ha un po’ di tempo da perdere fare l’halawa è divertente: ci si distrae, e la casa dopo la cottura profuma deliziosamente di zucchero e miele. Io però ho imbrattato ed incollato quasi tutti i piani della cucina… ma per fortuna basta uno straccio con un poco d’acqua e tutto sparisce.

Magari fosse così facile liberarsi di ricordi dolci ma tristi che si attaccano e non vogliono andare via….

😉

21 thoughts on “Home made halawa…

  1. Anche dalle mie parti è usatissima…il colore ambrato è quello giusto vuol dire che è abbastanza elastica…un’altra tecnica meno “appiccicosa” consiste nel prendere un filo da cucito un pò grosso e arrotolarlo velocemente mentre lo si passa sulla pelle…è un depilatore naturale e non si sente quasi dolore 🙂 le mie prozie e nonne sanno ancora farlo e sono velocissime!

    • Anche nei paesi arabi usano un sistema simile… ci sono molti video didattici su youtube.. anche se a vederlo sembra dolorosissimo!

      Questa vicinanza tra Como ed i paesi arabi per quanto riguarda le tecniche di depilazione è molto singolare…. 😉

  2. ^ho parzialmente dismesso il ruolo di rissoso scaricatore di porto nel quale mi sono sempre sentita a mio agio^
    UH !

    ^è infatti troppo forte la tentazione di assaggiare il composto!^
    anche il miele?

    ^quando si soffre per amore, e si cerca di fare pace con se stesse^
    che tenera ..!
    (tra l’altro non sembri nè depressa nè particolarmente scorata…)

    • Ed invece sono molto depressa , ma cerco di farmi coraggio e di tirarmi su il morale!

      A me il miele è sempre piaciuto, soprattutto sul pane… La halawa però forse è troppo dolce…

      Buona giornata!

      😉

      • mi dispiace , in effetti immagino sia un momento sofferenza ma dai tali segni di vitalita’ che non ti
        si direbbe cosi ‘depressa’…
        quando c’è da soffrire si sofre , e basta…

        riguardo al miele mi pareva strano avessi problemi con il miele ( ci sono un sacco di miele differenti molto molto diversi )

      • hai ragione…. quando si soffre si deve solo aspettare che passi..

        io in ogni caso sono sempre molto “attiva” quando passo un brutto periodo… la vitalità penso sia un buon modo per uscirne il prima possibile… 😉

  3. ^consiste nel prendere un filo da cucito un pò grosso e arrotolarlo velocemente mentre lo si passa sulla pelle^
    bè questa non riesco proprio a immaginarla come scena…mi fa venire in mente quanto
    ho sentito parlare della depilazione ‘veloce’ nelle laboriose valli bergamasche qualche decennio fa’: passare una carta di giornale accesa per bruciare la peluria superflua :pazzesca!

  4. Io ho provato a farla, solo zucchero e limone (ma a te il miele non è proibito? Non fa parte delle sostanze stupefacenti fermentate?)… è uscita benissimo… solo che… lo confesso… me la son mangiata stanotte… emh… 😉

      • Certo… ma nella mia logica perversa stavo pensando solo al fatto che si potesse mangiare e non spalmare… ecco, con questa dieta sto rimbambendo definitivamente… salvatemi!!!!

  5. Sono sempre stata affascinata da queste cose, perché prendersi cura di noi stesse ci rende più forti, più disposte ad affrontare la vita. Io amo fare l’henné e lavare i capelli con la farina di ceci (vengono molto meglio), per esempio! Quando sono particolarmente stressata poi trovo utilissimi gli scrub e fare manicure e pedicure, anche se non mi vede nessuno e non devo uscire 🙂
    Prova anche tu! La via che hai scelto comunque mi sembra buona!

      • Aggiornamento: ho provato l’estetista, alla tenera età di venticinque anni. Mai più forse è troppo tassativo, ma comunque mai più da quella là. Ho davvero creduto che non sarei riuscita ad alzarmi da quel lettino. Avrei confessato qualsiasi cosa! Trentacinque euro per una follicolite. Su tutte le gambe. Basta così, proverò questa famosa ricetta e speriamo di ottenere qualcosa di meglio.

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