Amaranto da incubo

Tutti sanno, ma nessuno lo confesserebbe mai apertamente, che le cuoche, sia di professione che per diletto, sono gelosissime delle loro ricette.
In fondo un po’ le capisco.
Una passa la vita a fare esperimenti in cucina per migliorare o dare un tocco in più alle proprie pietanze, sporca una quantità assurda di tegami e recipienti, a volte si scotta o si taglia sbadatamente le dita..
E’ ovvio che non sia molto motivata a confidare i segreti del proprio successo alla prima venuta, soprattutto se non può offrire un’adeguata ricompensa dello stesso genere.
Poi si sa, noi donne siamo estremamente competitive, e spesso, piuttosto che condividere con un’altra del nostro stesso sesso lo scettro di regina del fornello o qualsiasi altro primato, saremmo disposte a farci asportare a vivo la cistifellea.

Io personalmente non condivido questo atteggiamento, per motivi tutt’altro che nobili e che non spiegherò, ma qualche giorno fa mi sono imbattuta nell’esemplare telematico di questa tipologia di donne: la foodblogger che pubblica la ricetta con un pezzo mancante.

Quella sera, avevo un disperato bisogno di mangiare qualcosa di allineato con la mia dieta. Infatti, dopo una settimana in viaggio in un paese inospitale per i portatori sani di intolleranze alimentari, dovevo disperatamente rimettermi in carreggiata.
Quindi ho pensato: “cosa c’è di più salutare dell’amaranto?”. In realtà, non volevo aggiungerlo come al solito al minestrone o alla zuppa di verdure, volevo cambiare. Così ho cercato in internet qualcosa di diverso e mi sono imbattuta in una ricetta che mi avrebbe teoricamente consentito di ottenere uno sformato di amaranto e verdure.

Ho seguito la ricetta passo per passo: ho cotto l’amaranto nella pentola a pressione per 20 minuti con un quantitativo di acqua triplo in volume rispetto a quello del cereale; ho preparato carote, zucchine e scalogno; ho aggiunto gli odori; ed ho messo tutto in una forma in silicone che ho successivamente infornato per 30 minuti a 180 gradi.

Ebbene, il risultato di un tale impegno è stato una sbobba gelatinosa… buona di sapore ma decisamente non uno sformato.

Mi sono arrovellata per una buona oretta chiedendomi dove avessi sbagliato… ma è bastata una telefonata alla mia mamma per chiarire l’arcano: nello sformato ci vuole l’uovo per addensare, o magari il formaggio.

Peccato che la foodblogger si sia dimenticata di dirlo… sarà stato un caso, o forse dipenderà dal fatto che è americana?